Nonostante
le indagini archeologiche svolte durante gli ultimi decenni abbiano
aperto un ampio orizzonte sulle conoscenze riguardanti il mondo
andino precolombiano, l'origine della civiltà incaica rimane ancora
oscura e avvolta da mistero.
Le attuali conoscenze del popolo Inca
sono cospicue per quanto riguarda la cosiddetta epoca imperiale,
intensamente documentata dai cronisti spagnoli del secolo XVI, ma
risultano assai scarne riguardo la formazione di tale gruppo etnico e
al consolidarsi della sua potenza. La storia degli Inca è impregnata
di leggende tramandate dalla tradizione orale, mentre i dati
archeologici sono ancora limitati. Alcuni archeologi, tra cui J.H.
Rowe, in seguito a ricerche effettuate negli anni sessanta sostennero
che le origini della civiltà incaica non andassero cercate solo
nell'area culturale e geografica dell'altopiano di Cuzco. A causa di
numerosi interrogativi tuttora aperti è difficile azzardate
datazioni precise a proposito dei principali eventi storici: secondo
la cronologia di J.H. Rowe il 1200 dopo Cristo può essere
considerato l'anno d'inizio dei sovrani Inca.
Uno
degli aspetti più interessanti, per altri potrebbe risultare
inquietante, riguarda la pratica dei sacrifici umani effettuati
soprattutto tramite l'uso di bambini. I primi missionari spagnoli
coloniali parlarono lungamente di questa pratica, ma solo
recentemente gli archeologi hanno iniziato a ritrovare i corpi delle
vittime sulle vette delle Ande, naturalmente mummificati per via
delle condizioni asciutte di quell'ambiente. Nel 1999 furono
rinvenute tre mummie in prossimità della cima del vulcano
Llullaillaco, in Argentina. I corpi ritrovati erano di bambini di età
pari a 6, 7 e 13 anni. Furono sacrificati circa 500 anni fa. Il
Capacocha era la pratica inca del sacrifico umano effettuato
soprattutto tramite l'utilizzo di bambini. Gli Inca eseguivano
sacrifici di bimbi durante e dopo importanti eventi, quali la morte
del Sapa Inca, imperatore, o durante le carestie. Come vittime
sacrificali sceglievano bambini fisicamente perfetti poiché erano la
migliore offerta agli dei. Le vittime del sacrificio erano di
entrambi i sessi, scelti per l'aspetto e nessuna regione dell'impero
era esentata dal fornire i bambini per la cerimonia. Normalmente i
bimbi di sesso maschile non superavano i 10 anni età mentre per le
femmine si giungeva ai sedici anni, sempre che fosse ancora vergine.
Le vittime sacrificali dovevano essere perfetti nell'aspetto fisico,
anche una sola lentiggine poteva salvargli la vita, lo stesso
accadeva con una cicatrice.
Esisteva
un rituale che precedeva il sacrificio: vestivano i bambini con abiti
preziosi e gioielleria, scortandoli a Cuzco dove avrebbero incontrato
l'imperatore e partecipato ad una festa in loro onore; dopo le
cerimonie i sacerdoti portavano le vittime sulle cime delle montagne
per il sacrificio, facendoli bere una bevanda inebriante per
minimizzare il dolore, la paura e la resistenza, quindi li uccidevano
per strangolamento, colpendoli alla testa o lasciando che perdessero
conoscenza a causa del freddo estremo che comportava la morte per
assideramento. Il Capacocha non consisteva solo nell'abbandono della
vittima sulle vette delle montagne, prevedeva un cerimoniale molto
più cruento. I bimbi scelti per gli dei erano portati nella capitale
dell'impero, qui accoppiati e vestiti finemente come piccoli
principi. Venivano fatti sfilare intorno a grandi statue che
rappresentavano il Creatore, il Dio Sole, il Dio della Luna e il Dio
del Tuono. Il Sapa Inca ordinava ai sacerdoti di effettuare i
sacrifici. Alcuni bambini venivano aperti per poter rimuovere il loro
cuore, altri strangolati. Il loro sangue veniva utilizzato come
vernice sulle statue degli Dei. Questi cruenti sacrifici furono
raccontati dagli invasori spagnoli, ma nessuna prova è stata
rinvenuta negli scavi archeologici. Risulta assai probabile che
questa pratica sia stata testimoniata dagli spagnoli tra le
popolazioni azteche ed attribuita erroneamente agli Inca.
I
bimbi che rimanevano in vita dovevano essere accompagnati in vetta
alle cime andine per completare il cerimoniale che attendeva loro.
Tra
i corpi rinvenuti dalla spedizione archeologica del 1999 vi era una
ragazza di tredici anni, chiamata la Doncella de Llullaillaco,
che probabilmente era il soggetto più importante della cerimonia,
nonché il più consapevole di quello che stava accadendo. I due
bimbi furono chiamati il ragazzo di Llullaillaco e la ragazza
fulmine, poiché il suo corpo fu danneggiato da un fulmine. Al
momento del rinvenimento la ragazzina sembrava semplicemente
addormentata, con il volto rilassato, seduta con gambe incrociate.
Recenti ricerche condotte dall'università di Bradford hanno permesso
di comprendere che circa un anno prima della morte la dieta della
Doncella de Llullaillaco si era arricchita di mais e proteine animali
e aveva iniziato ad assumere dosi massicce di alcool e droga,
rispettivamente birra di mais e foglie di coca. Con grande
probabilità questo avvenne in coincidenza con la sua elezione al
rango di vittima sacrificale.
Il consumo di tali sostanze aumentò
considerevolmente all'avvicinarsi del sacrificio. Sebbene le stesse
sostanze furono rinvenute nelle analisi dei capelli dei due bimbi
piccoli, in loro non vi è traccia dello stesso incremento.
Quale
possibile risposta? La
Doncella de Llullaillaco era consapevole e autonomamente assumeva
droghe? La
ragazza fu costretta nell'assunzione per essere più facilmente
manipolabile?
Fabio Casalini
Bibliografia
Reinhard Johan, A 6700 metros ninos incas sacrificados quedaron congelados en el tiempo, National Geograpich, Novembre 1999
Zapponi Sara, Dalle mummie degli Inca i segreti dei sacrifici della Capacocha, Focus agosto 2013
Handwerk Brian, I segreti dei bambini inca sacrificati sulle Ande, National Geograpich Luglio 2013
Andrushko, Valerie A.; Buzon, Michele R.; Gibaja, Arminda M.; McEwan, Gordon F.; Simonetti, Antonio; Creaser, Robert A. (February 2011). "Investigating a child sacrifice event from the Inca heartland". Journal of Archaeological Science
Reinhard, Johan; Ceruti, Constanza (June 2005). "Sacred Mountains, Ceremonial Sites, and Human Sacrifice Among the Incas". Archaeoastronomy
FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.
Tratti ogni argomento con grande conoscenza e delicatezza. Il tuo essere diretto e senza co condizionamenti ti rende unico nello scrivere. Grazie, Rosella
RispondiEliminaRosella grazie di cuore!
EliminaFabio
Quindi Fabio anche gli Inca avevano un qualcosa che non andava, come per altro i tanto amati e raccontati Celti....
RispondiEliminaCiao, sui Celti ci sarebbe da raccontare molto a proposito di sacrifici e prima o poi lo farò.
EliminaFabio