L’espressione Limbo dei bambini fu coniata a cavallo tra
il XII e il XIII secolo per designare un luogo di riposo dei bambini morti
senza il battesimo. La nascita del termine per indicare quel luogo, che tanti
problemi aveva creato sino allora, è in relazione al fatto che i bimbi morti
senza il battesimo sono deceduti senza essere rigenerati dal sacramento e
quindi sono privati della visione di Dio a causa del peccato originale,
ereditato dal genere umano dall’errore d’Eva.
Prima della nascita del limbus puerorum o limbo dei bimbi
esisteva un altro limbo?
Nella religione cristiana cattolica il Limbo si presumeva
fosse la condizione temporanea delle anime che appartenevano a persone giuste,
morte prima della resurrezione di Cristo – limbus patrum o limbo dei padri. Nel
Medioevo si affiancò il limbus puerorum – limbo dei bambini – per indicare
quella situazione permanente dei bimbi morti senza il battesimo.
L’idea del limbo non è mai stata considerata come verità
di fede dogmatica, ma un’ipotesi teologica plausibile. Il concilio ecumenico di
Firenze, da cui scaturì la bolla Laetentur Coeli, affermò che le anime di
coloro che muoiono in peccato mortale o nel solo peccato originale scendono
all’inferno ma con pene differenti. [1]
[2]
Il concilio di Firenze si espresse molto oltre la nascita
del nuovo millennio, basandosi sul pensiero dei teologi precedenti.
Il fondamento di questo pensiero si può trovare in
Sant’Agostino?[3]
«E’ dunque giusto affermare che i bambini che
muoiono senza il battesimo si troveranno nella condanna, benché mitissima a
confronto di tutti gli altri. Molto inganna e s’inganna chi insegna che non
saranno nella condanna».
Queste parole, a loro volta, dove trovano fondamento?
Agostino usa questo linguaggio,
che non ammette repliche, perché lo trova nelle parole di San Paolo. Dobbiamo
effettuare nuovamente un salto nel tempo.[4]
San Paolo, in un sermone, non lascia spazio al dubbio: «Sento che la questione è profonda, e
riconosco che le mie forze non sono idonee a scrutare l’abisso. Il bambino non
battezzato va alla condanna. Ma dove non trovo il fondo dell’abisso debbo
pensare alla debolezza umana, non debbo condannare l’autorità divina». [5]
Agostino trova in Paolo un fondamento, ma non la
soluzione. Il vescovo d’Ippona sente il dovere di aggiungere: «i bambini
che non saranno alla destra saranno necessariamente alla sinistra, non
essendoci un luogo di mezzo.» La conclusione del dottore della
chiesa lascia pochi dubbi: «qui non in regno, procul dubio in igne
aeterno».
[6]
Le pene mitissime, cercate da Agostino, non appartengono a
Fulgenzio di Ruspe.[7]
Fulgenzio, pur mantenendosi nella linea agostiniana,
afferma che i bimbi morti senza battesimo sono esclusi dalla salvezza ed è
riservata loro la dannazione a causa del peccato originale che portano in se.
Egli riconosce una diversità di pena tra costoro e gli autori di peccati
personali, sebbene non parli mai, a differenza di Sant’Agostino, di pena
mitissima. In Fulgenzio la pena diviene
severa e non è diversa per natura da quella degli altri dannati. Questa pena
riguarda sia l’anima sia il corpo. Si spinge ad affermare: Ignis aeternum
combustione damnandum![8]
Il limbo dei bimbi nasce come conseguenza del pensiero
teologico: siamo certi che sia una condizione sufficiente alla tranquillità dei
genitori dopo la morte di un bimbo?
Il limbo dei bimbi nasce a cavallo tra il 1100 ed il 1200:
un secolo dopo, sulla tomba di Pietro da Lussemburgo in Provenza, accadono
avvenimenti che muteranno per molti secoli questa visione.
Cosa accadde sulla tomba del beato?
All’improvviso il 2 luglio del
1387 il giovane cardinale muore.
La morte potrebbe dipendere dalla
severa vita ascetica che aveva deciso di seguire?
Pietro sin dalla piccola età
altro non conobbe che la serietà della fede. Fu tumulato secondo i suoi voleri.
Nessuna cerimonia sfarzosa. Sepoltura presso il cimitero dei poveri. I suoi
funerali attirano una folla enorme. Tra folla e follia la differenza è minima.
Il corteo rischiò di trasformarsi in una sommossa. La tomba di Pietro non
conobbe silenzio. Giorno e notte i bisognosi si recavano per chiedere un
miracolo. Il 7 luglio avvengono i primi miracoli, documentati per volontà di
Clemente VII. Il cinque d’ottobre giunge la tredicesima resurrezione.
Resurrezione temporanea. Un solo
respiro che permetteva la somministrazione del battesimo. Il neo battezzato
poteva morire nuovamente nella grazia di Dio. I genitori ritornavano con il
dolore della perdita ma convinti di ritrovare il piccolo caro il giorno della
dipartita.
Lo troveranno in paradiso.
Il rito del ritorno alla vita dei
bimbi nati-morti supera il limbo.
La tomba di Pietro da Lussemburgo
però non fu il primo luogo.
Da Torino giungono notizie che
nel 1236 una donna partorisce un bimbo morto. Il dolore e la tristezza non
fermano la convinzione della madre. La donna, circondata dal buio, trova
l’ispirazione: rivolge le preghiere a Notre Dame de Lausanne. Le orazioni
furono accolte. Il bimbo torna alla
vite esclusivamente per il tempo necessario alla somministrazione del battesimo. Ricevuto il sacramento muore nuovamente, ma,
ora, può essere sepolto in terra consacrata. Qualche tempo dopo la donna
effettua un pellegrinaggio, a Losanna, per ringraziare Notre Dame. Giunta di
fronte all’altare della Madonna consegna una camiciola del proprio piccolo in
qualità di ex-voto. Il percorso della donna di Torino, e del suo piccolo dono,
potrebbe essere considerato il primo caso di Rèpit, anche se estraneo alle
pratiche successive, per quanto concerne lo sviluppo e lo svolgimento del rito.[9]
Il caso in questione è particolare e, per alcuni motivi,
sconvolgente
Le domande si sprecano: perché la
mamma rivolge le proprie preghiere a Notre Dame de Lausanne?
La distanza che intercorre tra il
capoluogo piemontese e la città svizzera supera i 250 km. In quello spazio
trovavano luogo una moltitudine di santuari dedicati alla Madonna. La domanda
iniziale, perché la madre si rivolge proprio alla Madonna di Losanna, si
rafforza dopo questi numeri. I numeri sono fredde rappresentazioni della
realtà. Spesso vuoti. In questo caso ci permettono di comprendere
l’eccezionalità dell’evento. Notre Dame de Lausanne diverrà, negli anni
seguenti, un importante santuario a Rèpit.
Una seconda domanda sorge
spontanea: il fatto che la donna rivolge le proprie preghiere alla Madonna,
presente a Losanna, non potrebbe dipendere dal fatto che poteva sapere in
anticipo che la Beata Vergine era in grado di esaudire le sue richieste?
La Madonna di Losanna permetteva
il ritorno alla vita dei bimbi nati morti?
Se così fosse dovremmo anticipare
di qualche decennio l’inizio del rito cristiano del ritorno alla vita e,
contemporaneamente, dovremmo spostare la localizzazione dei primi casi di
Rèpit, poiché il pensiero comune posiziona la nascita del rito a cavallo tra il
Delfinato e la Provenza, nel Sud della Francia.
La risposta, forse, corretta è la
seguente: lo hanno sempre fatto.
Dove si trova il fondamento a
questa risposta?
In sant’Agostino: il vescovo
d’Ippona narrò che una donna – disperata per la morte prematura del figlio –
pregò con altissima devozione le spoglie di Santo Stefano protomartire affinché
il bimbo potesse tornare alla vita. Il miracolo avvenne ma solo per il tempo
necessario al battesimo.
Il miracolo avvenne o fu pura
invenzione di sant’Agostino, che lottava contro il Pelagianesimo?
Poco importa.
Il fondamento era il battesimo
come momento di salvezza.
Quest’accadimento fu ripreso da
molti scrittori del XVII secolo, periodo di massimo ricorso al rito del ritorno
alla vita dei bimbi nati-morti.
La chiesa cattolica ha mai
accolto il limbo all’interno dei propri dogmi?
Nella bolla Auctorem fidei del
1794, Pio VI condannò come falsa, temeraria e offensiva la dottrina che
rigettava quel luogo degli inferi – il limbo – nel quale le anime di coloro che
erano morti con il peccato originale erano punite con la pena della privazione
di Dio senza la pena del fuoco.
Come Agostino lottava contro i
Pelagiani, così Pio VI lottava contro i giansenisti.
Interventi mirati.
Sempre.
Giungendo a noi. Pio X nel
Catechismo Maggiore scriveva: «I bambini morti senza il battesimo vanno al
limbo, dove non vi è premio soprannaturale ne pena, perché avendo il peccato
originale, e quello solo, non meritano il paradiso, ma neppure l’inferno e il
purgatorio.».
Nel 1984 il cardinale Ratzinger, nel libro
rapporto sulla fede, affermava: «il limbo non è mai stato una verità
definita di fede. Personalmente lascerei cadere quella che è sempre stata solo
un’ipotesi teologica.»
Un documento del 2007, approvato
da Benedetto XVI, della commissione teologica internazionale afferma: «il
concetto di limbo riflette una visione eccessivamente restrittiva della
salvezza.»
Secondo questo documento il limbo rimane un’ipotesi
teologica possibile.
Possiamo comprendere, oggi come nel 1200, la volontà dei
genitori-credenti di portare con se il piccolo nato-morto con se in paradiso.
Il rito del ritorno alla vita dei bimbi nati-morti quando
trova conclusione?
1755: Benedetto XIV emana la bolla De Synodo Diocesana.
All’interno del documento Papa Lambertini accusa coloro che praticano il rito
d’abuso del sacramento del battesimo.[10]
Con questi atti pensavano di
fermare i genitori, ritenevano che alcune righe scritte su carta potessero
fermare i cuori puri delle persone.
Si sbagliavano.
Il rito ha dipanato la sua luce sino alle soglie del XX secolo.
Fabio Casalini
Fabio Casalini
LIBRO
MAI VIVI, MAI MORTI
di
FABIO CASALINI e FRANCESCO TERUGGI
per GIULIANO LADOLFI EDITORE
2015
[1]
Il concilio ecumenico è una riunione solenne di tutti i vescovi della
cristianità per definire argomenti controversi di fede, o indicare orientamenti
generali di morale.
[2]
Secondo la dottrina della chiesa espressa nel primo Concilio Vaticano, il
concilio ecumenico è assistito dallo spirito santo e dunque è infallibile.
[3]
Sant’Agostino: Tagaste 354 – Ippona 430.
[4] San Paolo:
Tarso 5,10 – Roma 64,67.
[5] San Paolo
Sermone 294,7.
[6] Sermone
294,3. Qui non nel
Regno, ma senza dubbio nel Fuoco Eterno
[7] Fulgenzio di
Ruspe: Telepta 468 – Ruspe 533.
[8] Saranno
condannati a bruciare per sempre.
[9] Il rito del
Repit conosciuto in Italia come ritorno alla vita dei bimbi nati – morti:
Casalini Fabio e Teruggi Francesco - Mai Vivi, Mai Morti – Giuliano Ladolfi
Editore, novembre 2015.
[10] Santuari a Rèpit, Fiorella Mattioli
Carcano e Mort-nés et parents dans l’Europe chrétienne, Jacques Gélis.
Caro Fabio, questo argomento mi è molto caro e mi coinvolge da vicino. Il tuo libro, i tuoi scritti, sono un aiuto e un conforto per molti che hanno vissuto questo dramma. Nessuna delle cose scritte qui e nel tuo libro ci vengono spiegate al catechismo o andando in Chiesa, sarebbe un diritto saperlo, un diritto di verità, un dovere per la Chiesa che dovrebbe per prima confortare i genitori che sono colpiti da un dolore che non li abbandonerà per tutta la vita.
RispondiEliminaSpero che leggere questo articolo spinga coloro che non lo hanno ancora fatto a leggere il libro tuo e di Francesco. Ci sono tanti passi confortanti e chiarificatori. Continua a ricercare, a scrivere, ad accompagnarci in questo cammino di elaborazione. Ti seguiremo sempre. Rosella
Grazie di cuore Rosella.
EliminaIl libro, come tutti gli articoli che riguardano il ritorno alla vita dei bimbi nati morti, è dedicato alle madri, che cercavano nel fondo del loro cuore la speranza della vita.
Il rito è un rito d'amore, di speranza e di vita.
E' un lascito importante che abbiamo ricevuto ma che non siamo stati in grado di raccontare.
Speriamo molti - come sempre - leggano e portino con se il ricordo di questi bimbi.
Fabio
Estrapolo brevemente solo una parte dell'articolo. L'ambiguità di tale dottrina (il limbo) ha da sempre dilaniato, nel dubbio, l'anima dell'uomo (figurarsi quella della donna...). La sua caratterizzazione, del tutto umana, scivola inevitabilmente nella contraddizione, o peggio, nel puerile e nel ridicolo, riuscendo ad offuscare (solo per i boccaloni...) la grandezza del Grande Spirito.
RispondiEliminaCatechesi assurde che riducono e inglobano Dio nelle sabbie mobili umane, riducendo la sostanza divina a idiologie pretenziose. In definitiva la sconfitta dello spirito. L'esistenza umana, anche se vissuta per pochi attimi è una avventura verso la luce e lo spirito. Come è possibile concepire un Assoluto Amore Infinito, qual'è Dio, e poi limitarlo e relativizzarlo con un principio opposto avallando l'idea apocalittica dell'eternità delle pene? Assurdo.
Un saluto a Vossia
Malles
Ciao Malles.
EliminaSai come la penso: Agostino, e Paolo prima, hanno creato una sorta di dolore della morte, di paura di non ritrovarsi dopo.
Le ragioni le conosciamo, ma il popolo vedeva quelle fiamme lambire il cuore dei piccoli morti senza il battesimo, e poco gli importava che le "pene saranno mitissime".
Erano lontani da loro.
Erano giù a bruciare.
Poi il fatto che non sia mai stato accettato come dogma dalla chiesa ma neppure l'aveva mai cancellato, lascia intuire tutta la politica che vi è dietro determinati eventi...
Non aggiungo altro.
Fabio
Consentimi caro amico di aggiungere qualcos'altro io, non prima di ricordare con apprensione il problema dei terremoti sempre più frequenti, la mia amata Norcia è semi distrutta, mi piange il cuore.
RispondiEliminaRitorno all'argomento limbo-Dio-uomo, del quale io e mia moglie portiamo ancora i segni. Argomento che abbisogna di meditazione profonda. Nel mio intervento precedente menzionavo ai BOCCALONI, intendendo che non bisogna credere a tutto quanto ci viene inculcato, che è un errore non cercare di qualificare la propria vita, non lasciarla trascorrere inutilmente, inseguendo soltanto un falso rispetto di sè e un falso rispetto degli altri.
E' un peccato lasciare condizionare tutta la propria attività ad una serie di fatti, di convenzioni e di leggi che non trovano riscontro nell'attività profonda della nostra intimità e che servono soltanto per fare andare avanti un processo sociale o storico di cui non ci si rende conto nemmeno vagamente e di cui si finisce con l'essere pedine più o meno inutili, o più o meno sostituibili a piacimento. Perchè credo che quando noi pensiamo, quando affrontiamo veramente i problemi dell'essenza e dell'esistenza, allora e solo allora possiamo dimostrare di essere persone intelligenti, mostrando di possedere uno spirito.
Un saluto
Malles
Caro Malles, le tue parole finali sono pietre per la nostra esistenza: quando noi pensiamo, quando affrontiamo i problemi dell'esistenza, allora e solo allora possiamo dimostrare di essere persone intelligenti.
EliminaIn quel momento la nostra coscienza ci permette di essere utili a noi stessi e agli altri.
Fabio
Ottimo come sempre Casalini.
RispondiEliminaGrande ricerca e grande opportunità di crescita attraverso il libro, che ho letto e per il quale le rinnovo i complimenti.
Grazie Giovanni.
EliminaIl libro è stata esperienza gradevole ed occasione di grande crescita personale.
Fabio
Articolo eccellente come sempre, però permettimi di chiarire un punto: la dottrina della condanna dei bimbi nati morti in pratica si basterebbe su uno scritto apocrifo attribuito a San Paolo, mentre invece Gesù disse chiaramente che i bimbi sono destinati al Paradiso, ("Lasciate che i bambini vengano a Me", e non si parla di battesimi!) anzi anche noi adulti dovremmo essere come bambini, con cuore puro e senza malizia, per essere salvati!
RispondiEliminaA dispetto di questo, le vane dottrine cattoliche hanno alimentato la paura e la pena di quei poveri genitori, già amaramente provati, quando invece potevano lenire il loro dolore.
Ciao Francesca, grazie. Il tutto ebbe inizio per una disputa teologica, altri userebbero parole diverse, tra Agostina da Ippona - meglio noto come Sant'Agostino - ed il Pelagianesimo: la dottrina cristiana eretica secondo la quale il peccato originale fu dei soli progenitori, non dei discendenti, ma non macchiò la natura umana, che ne subì certamente ma solo le conseguenze. Quindi che la volontà dell'essere umano è da sola in grado di scegliere ed attuare il bene, senza necessità della grazia divina. Il peccato di Adamo fu quello di portare un «cattivo esempio» alla sua progenie, ma le sue azioni non hanno altra conseguenza sulla discendenza umana oltre ai castighi elencati nel Genesi. Ossia non esiste nessun "peccato originale" trasmesso ai singoli uomini, per il quale occorra una ''redenzione''.
EliminaAgostino combattè fermamente questa dottrina, eretica, con tutto quello che ne conseguì....
Fabio